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Dimmi il tuo segreto
Io la troverò
Dove si annida il male
Il confine del silenzio
Tutto ciò che resta
Io so perché canta l'uccello in gabbia
Africa, mon amour
Fiore di fulmine
Amore, Parigi e un gelato al pistacchio
La ragione dei sensi
Sherlock Holmes e il Signore della notte
Addio è solo una parola
All'improvviso la scorsa estate
La stagione degli innocenti
Scia di morte. L'ultimo viaggio della Lusitania
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome
I piaceri della notte
Nessun ritorno
Campari a colazione
Per te qualunque cosa


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L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande. (Woody Allen)
"Non discutere di cose di letto con tatto e discrezione. Potrei non capire di cosa parli." (L'ispettore Barnaby)

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domenica 1 aprile 2012

L'ultima eclissi di James Rollins

Catastrofico. Non il libro L'ultima eclissi di James Rollins, ma il genere del libro che, per mutazione dal linguaggio cinematografico, potremmo definire tale per inquadrarne il genere: romanzo d’avventura di genere catastrofico e a tratti anche con spunti di fantascienza. Questo libro è come un film d’azione, di sottogenere catastrofico, ossia come uno di quei film in cui già dalle prime scene vengono presentate le vite di vari personaggi o gruppi, molto differenti fra loro, che non si accorgono dei segnali di un imminente disastro. Ed è esattamente questo che vivono i personaggi immaginari di questo libro (Doleen McCloud a San Francisco, Jimmy Pomautuk nelle Isole Aleutine in Alaska, Jeffrey Hessmire ad Hagatna, nella Terra di Guam). Tutti assistono a parte di una catastrofe che inizia con un terremoto durante l’eclissi totale del sole e rischia di diventare la più grande minaccia per il genere umano.
Per i cinesi, l’eclissi significa che il corso degli eventi sta per cambiare. Ne accade una ogni vent’anni.
Cosa accadrà durante questa, è presto detto, o meglio, scritto.
Il vento odora di tempesta”. “Onde azzurre e vortici rossi vivaci che risalgono in alto verso il cielo. È l’aurora boreale provocata fuori stagione dai brillamenti solari nella stratosfera, come una forma di pioggia di particelle energizzanti”. Ed è solo l’inizio, fra movimenti tellurici e catastrofi varie.
Un libro che va bene sia per le donne che per gli uomini alla ricerca di una super avventura. È un romanzo ricco di tecnicismi. Non manca, infatti, il linguaggio specialistico dell’archeologia e soprattutto non dimentichiamo che l’autore è un grande che nella scrittura, oltre alla creatività, include le sue altre due passioni, la speleologia e le immersioni subacquee, punti forti di questo romanzo avventuroso.
È difficile parlarvi di questo libro senza correre il rischio di svelarvi troppo. Per questo motivo, vi lascio alla trama e al voto.
Okinawa, 25 luglio. Nessuno aveva mai creduto a suo padre. Invece adesso Karen Grace ha davanti a sé l’indiscutibile conferma delle sue teorie: due enormi piramidi di metallo, emerse dall’oceano in seguito a un violentissimo terremoto, e coperte di scritte in una lingua sconosciuta. Elettrizzata, Karen sfida il coprifuoco per recarsi a studiare quello straordinario reperto, ma un gruppo di uomini armati la sta aspettando…
Guam, 25 luglio. È un’emergenza nazionale quella che costringe Jack Kirkland, ex agente della US Navy, a rientrare in servizio: l’Air Force One è precipitato nel Pacifico, trascinando verso una morte orribile il presidente degli Stati Uniti. Tuttavia, quando giunge sul luogo dell’incidente, Jack non trova traccia né dei superstiti né delle scatole nere: c’è solo un gigantesco pilastro, coperto di scritte in un idioma incomprensibile, che ha attirato a sé i rottami dell’aereo, come se fosse un gigantesco magnete. Jack però capirà ben presto che svelare il mistero di quell’antica colonna è solo il primo passo per fermare la catena di catastrofi naturali che si è abbattuta sulla Terra e che rischia di sterminare l’intero genere umano.
VOTO 9
  *** AVVISO SPOILER ***
Chi non ha letto questo libro ed ha intenzione di farlo, non continui a leggere, perché nel commento di seguito, Pupottina svelerà molte parti, unicamente per stimolare un dibattito con chi lo ha già letto.

Si passa da un inizio con capitoli brevissimi, dove ci sono micro sequenze, e si fa appena in tempo a individuare il personaggio che già cambia la scena e si parla di un altro. Il lettore paziente sa di dover aspettare che il giro dei capitoli relativi ai protagonisti ricominci, mentre man mano se ne aggiunge un altro.
Oltre ai personaggi dei brevi capitoli iniziali, se ne aggiungono altri in un secondo giro, con capitoli più lunghi e dettagliati (Jack Kirkland,  prima, nell’isola di Wake nel Pacifico centrale, poi, nell’atolo di Enewetak e poi un po’ dappertutto in veste di eroe; Karen Grace, archeologa, nell’isola di Okinawa in Giappone; e David Spangler nella sede del potere, cioè alla Casa Bianca) ed anche un terzo giro (George Klein a bordo della nave Deep Fathom; Lawrence Nafe, anche lui, alla Casa Bianca; e Fendinand Cortez nella Base Neptuno nel Pacifico Centrale). Credo che non me ne sia sfuggito nessuno di questi personaggi che hanno contribuito alla riuscita di un altro romanzo di successo per James Rollins. Come dice Rollins in persona: “Nessun uomo è un’isola e di certo nessuno scrittore lo è”. Infatti, come lo scrittore si fa aiutare da specialisti nei settori non di sua competenza, anche i suoi protagonisti coadiuvano tra di loro, chi più chi meno, a seconda dei loro mezzi. Tra il tentativo di decifrare strani geroglifici e lo scoppio di una guerra fra Paesi, mentre le isole sprofondano nel mare perché probabilmente gli dei le hanno reclamate, insieme ad una serie di altre calamità naturali, non sono pochi i colpi di scena, di natura ambientale o dei personaggi, che vi coinvolgeranno in questa lettura, dove lo stile e la bravura di James Rollins sono inconfondibili.

Voi l’avete letto? Vi è piaciuto?
Qual è il vostro personaggio preferito?
Cosa vi ha entusiasmati di più di questa avventura?

2 commenti:

Holyriver ha detto...

Questo libro mi è stato appena regalato.
Lo leggerò al più presto.
Buona domenica.
A presto.

Adriano Maini ha detto...

Più che la trama, in questo caso vorrei finalmente sottolineare - non l'ho mai fatto prima bene, invero - l'efficacia espressiva del tuo scrivere recensioni (se così le vogliamo chiamare).

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